La versione ufficiale dell'inno di Mameli e i simboli della Repubblica Italiana 1947-2009
I simboli della Repubblica
La Bandiera Nazionale
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7 Gennaio 1797
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La bandiera
italiana oggi
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Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano "Reggio Emilia,
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Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di
Il Tricolore Italiano, dai colori bianco, rosso e verde, fu consacrato quale simbolo
della patria il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, dal Congresso dei rappresentanti di Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Modena, lo stesso
Congresso che pochi mesi prima aveva proclamato la nascita della Repubblica Cispadana. Autore della proposta fu il patriota e letterato Giuseppe Compagnoni (Lugo
1754 - Milano 1833), rappresentante della città di Ferrara.
Nel marzo del 1796 il governo francese affida il comando dell’armata operante in
Piemonte a Napoleone Bonaparte, un giovane di 27 anni. Assunto il comando, Napoleone inizia la folgorante campagna militare che isserà il tricolore della
rivoluzione su tante capitali della nostra penisola.
Sconfitti gli Austriaci a Lodi, 10 maggio 1796, entra a Milano dove sventola la bandiera repubblicana, il tricolore francese.
Il giorno 11 ottobre 1796 Napoleone informa il Direttorio, il supremo organo collegiale al quale durante la Rivoluzione francese era stato affidato il potere
esecutivo in Francia: “La vicenda di Modena è perfettamente riuscita. I patrioti sono numerosi. E’ opportuno farci amici i popoli”. E a proposito
dell’organizzazione della Legione Lombarda, precisa: “Les couleurs nationales qu'ils ont
adoptées sont le vert, le blanc e le rouge.” (I colori nazionali che essi [De
Rolandis-Zamboni] hanno adottato sono il verde, il bianco e il rosso).
Il 6 novembre 1796 a Milano, nel corso di una solenne cerimonia in piazza del Duomo, la prima delle sei coorti della Legione Lombarda, ricevette la bandiera,
seguita poi dalle altre cinque.
Napoleone incoraggiò anche i governi provvisori createsi dopo le rivolte di Reggio Emilia e di Modena contro il regime degli Estensi.
A Modena dal 16 al 18 ottobre 1796 si tenne un primo Congresso nel quale i delegati delle quattro città – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – decisero di
unirsi in una sola Repubblica che si chiamò Cispadana e di appoggiare la guerra francese contro l’Austria, arruolando una Legione Italiana di 3.000 volontari
suddivisi in cinque coorti di seicento. Il confesso deliberò che ciascuna coorte avesse la sua bandiera a tre colori nazionali italiani adorna degli emblemi della
libertà e che anche l’uniforme dei volontari fosse sei colori “già ammessi dai nostri fratelli lombardi”.
Il Tricolore aveva però già fatto la sua apparizione sul suolo italiano nel 1794. Adottato come simbolo
nazionale anche dalla Repubblica Italica e successivamente dal Regno d'Italia, il Tricolore seguì le fortune napoleoniche e con la Restaurazione scomparve dall'Italia. I vecchi regimi ripresero le
loro tradizionali bandiere, mentre la Carboneria adottò come proprio simbolo un drappo dai colori rosso, blu e nero: gli stessi della Repubblica Partenopea.
La bandiera bianca, rossa e verde apparirà di nuovo in Italia nel 1831, con la costituzione della Giovine Italia. Il suo fondatore,
Giuseppe Mazzini, farà di essa il simbolo della libertà e della volontà di rinnovamento e di unità nazionale del popolo italiano. Il Tricolore della Giovine Italia
recava, da una parte, la scritta: "Libertà, Uguaglianza, Umanità"; e dall'altra: "Unità, Indipendenza".
Da questo momento l'idea dell'unità e dell'indipendenza nazionale e il Tricolore vengono strettamente associati nella mente degli italiani. Dalla spedizione di
Savoia del 1834, non c'è moto o sollevazione popolare che non avvenga all'insegna del Tricolore. Nel marzo 1848
i milanesi insorgono contro gli austriaci agitando il Tricolore e cantando l'Inno di Mameli. Ciò, probabilmente, spinse Carlo Alberto ad assicurare al Governo
provvisorio lombardo che le sue truppe avrebbero varcato il Ticino sotto le insegne del Tricolore (con lo scudo sabaudo al centro), nonostante lo Statuto concesso
pochi giorni prima avesse solennemente proclamato, all'art. 77, che “Lo Stato conserva la sua Bandiera [croce bianca in campo rosso, n.d.r.]: e la coccarda
azzurra è la sola nazionale”.
Il Tricolore, adottato perfino dalle milizie borboniche e papali in un primo tempo inviate in soccorso dei Lombardi, sarà anche la Bandiera di Venezia e dal
Governo insurrezionale della Sicilia e sventolerà in tutti i vecchi Stati italiani. Uno dei primi decreti della Repubblica Romana dichiarerà, il 12
febbraio 1849, il Tricolore Bandiera nazionale.
Pur mancando un'esplicita sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti,
organicamente disciplinata dopo la Grande Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24
dicembre 1923, n. 2264. E nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella Costituzione
repubblicana, che all'art. 12 così recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali
dimensioni”.
L'Inno Nazionale
Nota: quello che segue è il testo completo del poema originale scritto da Goffredo Mameli, tuttavia l'inno italiano, così come eseguito in
ogni occasione ufficiale, è composto dalla prima strofa e dal coro, ripetuti due volte, e termina con un "Sì" deciso. Il resto del poema richiama episodi rilevanti
della lotta per l'unificazione dell'Italia.
Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò!
Noi fummo da secoli calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò!
Uniamoci, amiamoci, l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò!
Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò!
Son giunchi che piegano Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò.
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Stringiamci a coorte,
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siam pronti alla morte.
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Siam pronti alla morte,
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l'Italia chiamò!
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Sì (cantato)
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Dal 1947 "Fratelli d'Italia" o il "Canto degli Italiani",
scritto da Goffredo Mameli (Genova 1827 - Roma 1849) nel settembre 1847 e messo in musica due mesi dopo da Michele Novaro (Genova 1822 - ivi
1885), è l'Inno Nazionale Italiano. Manca, tuttavia, una esplicita norma in tale senso, poiché rimase priva di seguito la relativa proposta, portata al
Consiglio dei Ministri dall'On. Cipriano Facchinetti, il 12 ottobre 1946, Ministro della Guerra dell'epoca.
L'assenza di un'apposita sanzione normativa non ha, però, impedito al popolo italiano di riconoscere, in tutti questi anni, nelle parole e nella musica dell'Inno
il simbolo dell'unità nazionale, al pari della bandiera tricolore, con la quale esso forma, anzi, un tutt'uno inscindibile.
Del resto l'Inno di Mameli (questa la denominazione assunta dall'Inno nella cultura corrente) fu associato alla Bandiera Tricolore come segno della volontà di
indipendenza nazionale fin dai primi moti popolari che precedettero l'esplosione rivoluzionaria del 1848. E attorno alla Bandiera
Tricolore e all'Inno Nazionale si strinsero i milanesi nelle Cinque Giornate del marzo '48. Non meraviglia, quindi, che il primo biografo
di Cavour e di Vittorio Emanuele II, Giuseppe Massari, lo abbia definito come il vero e proprio Inno Nazionale italiano. E come tale dovette considerarlo anche
Giuseppe Verdi, che lo inserì, accanto alla Marsigliese e all'Inno Nazionale inglese (God Save the King), nell'Inno delle Nazioni, da lui composto in
occasione dell'Esposizione Universale di Londra del 1864.
Negli ultimi anni parole e musica di questo Inno sono state oggetto di numerose critiche e non sono mancate le proposte di sostituirlo con altre composizioni
risorgimentali o addirittura contemporanee. Bisogna, però, dire che "Fratelli d'Italia", altamente apprezzato da Carducci e dal grande storico francese Jules
Michelet, per la sua capacità di coinvolgere emotivamente gli ascoltatori, più di ogni altra composizione risorgimentale riesce ad esprimere un forte sentimento di
vera unità nazionale, derivante da una lunga storia comune, che spinge, secondo i princìpi del mazzinianesimo, verso l'unione e l'amore in vista del conseguimento
di un fine comune. E anche il ritornello, la parte più conosciuta, perché eseguita nelle manifestazioni ufficiali, sulla quale si appuntano le critiche più
malevole, non è manifestazione di pura retorica ma esprime le convinzioni della migliore cultura italiana ed europea dei secoli XVIII e XIX. In questi versi si
avverte, infatti, l'eco delle parole scritte da Condorcet nel Quadro storico dei progressi dello spirito umano, ove si legge: "Roma ha portato le leggi in tutti
quei paesi in cui i Greci avevano portato la loro lingua, le loro scienze e la loro filosofia. Tutti questi popoli, sospesi ad una catena, che la vittoria
aveva agganciato ai piedi del Campidoglio..." (CONDORCET, Quadro storico dei progressi dello spirito umano, Introduzione R. GUIDUCCI, Milano, 1989, p. 188).
Ma unità e fusione non devono significare piatta conformità o, peggio ancora, soppressione del grande patrimonio ideale che si racchiude nelle diversità regionali:
questo è il significato della quarta strofa, nella quale Mameli, con straordinaria concisione (che non era sfuggita a Garibaldi), rievoca i momenti più
significativi della storia delle diverse aree dell'Italia. Ed è proprio per questo motivo che nell'Inno "Fratelli d'Italia" si possono trovare i segni distintivi
dell'identità nazionale del nostro paese.
L'emblema della Repubblica, una ruota dentata con stella a cinque punte, circondata dai
due rami di ulivo e di quercia annodati da un cartiglio recante la scritta: Repubblica Italiana, è opera del pittore Paolo Paschetto (Torre Pellice 1885 -
1963).
La scelta del bozzetto avvenne dopo una procedura rivelatasi più complessa del previsto. La speciale Commissione costituita presso l'Assemblea Costituente con
l'incarico di esaminare i progetti inviati dalla Presidenza del Consiglio a seguito del concorso indetto con decreto del Presidente del Consiglio del 27 ottobre
1946 ritenne, infatti, tali progetti non "idonei allo scopo". Fu, quindi, indetto un nuovo concorso, al quale parteciparono 96 persone (fra cui artisti e persone
comuni), con 197 disegni, i cui originali sono attualmente custoditi presso l'Archivio Storico della Camera dei Deputati. La Commissione, presieduta dall'on.
Giovanni Conti, propose all'unanimità il bozzetto inviato da P. Paschetto e l'Assemblea Costituente approvò tale proposta, con votazione avvenuta il 31
gennaio 1948.
Massimo Scioscioli*
* Già Tesoriere della Camera dei Deputati. Ha curato dal 1975 al 1987 la
pubblicazione della Rivista Archivio Trimestrale; nello stesso periodo è stato segretario generale dell' Istituto di Studi per la Storia del Movimento
Repubblicano. Nel 1995 ha pubblicato un saggio sul pensiero di Giuseppe Mazzini: I principi e la politica (ed. A. Guida, Napoli).
Nel 1997, in occasione del secondo centenario del Tricolore, il Parlamento ha proclamato il 7 gennaio “giornata nazionale della bandiera” (con la
legge del 31 dicembre 1996, n.671).
Perché non considerare come data di nascita della Bandiera Nazionale il 18 ottobre 1796, quando il Tricolore apparve contemporaneamente a Milano
tra i Cacciatori a Cavallo della Legione Lombarda, nella città di Bologna, autorizzata a fregiarsene dallo stesso Senato Provvisorio; e nella Città di Modena,
nell'appena costituita Legione Italia?
OGGI, ACCANTO ALLA BANDIERA ITALIANA, SVENTOLA LA BANDIERA DELL'EUROPA SIMBOLO
DELL'UNITA' FRA LE NAZIONI E LA SCELTA DELLA COLLABORAZIONE FRA GLI STATI AFFINCHE' NON CI SIANO "MAI PIU' GUERRE"!
Fratelli d'Italia:
Copia del Manoscritto Originale & Spartito ufficiale
La Confederazione Cispadana all'Italia
Costituzione della Repubblica di Bologna (1796)
Cronologia degli Avvenimenti che furono alle origini del Tricolore della
Bandiera Nazionale Italiana
l'abate Giuseppe Compagnoni
Avv. Antonio Aldini
Luigi Zamboni, il primo martire della libertà italiana
I primi martiri della liberta' italiana e l'origine della Bandiera
Tricolore
La sommossa di Bologna
Comincia la gestazione della nostra Bandiera Nazionale!
Luigi Zamboni e Giovan Battista De Rolandis I primi martiri della libertà italiana
Carta della Repubblica Cisalpina
Decreto del Consiglio de' Seniori del Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina
Documento tratto da una stampa d'epoca: Discorso tenuto da Giosuè Carducci il 7 gennaio 1897 a
Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore
Trascrizione: Discorso tenuto da Giosuè Carducci il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per
celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore
Il simbolo della Repubblica
italiana - Repubblica - Regione Emilia-Romagna
I simboli - La sciarpa azzurra
Marconi e la coccarda tricolore
L'inno di Mameli: Un po' di storia
La bandiera Italiana - La Bandiera degli italiani
Il Tricolore italiano: COME SI ESPONE
Alcuni esempi di corretta esposizione delle bandiere
Alcuni esempi di come non devono essere esposte le Bandiere
L'emblema della Repubblica
LO STENDARDO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBLICA
Mameli, l'Inno e il Tricolore
Inno di Mameli (testo htm+midi+mp3 file zippato)
MAMELI GOFFREDO - L'INNO "FRATELLI D'ITALIA" o "INNO DI MAMELI"
Roma: La sepoltura di Mameli al Gianicolo
Michele Novaro: il compositore dell'Inno di Mameli
Roma: Gianicolo - Monumento ad Anita Garibaldi
Roma: Gianicolo - Monumento a Giuseppe Garibaldi
Storia della Bandiera Italiana
Origini, storia e significato del Tricolore nel suo 213° anniversario
Goffredo Mameli & Michele Novaro / Inno di Mameli o Il Canto degli Italiani
Il Canto degli Italiani
l'Inno del Risorgimento
Inno di Mameli (mp3 file zippato)
Costituzione della Repubblica italiana (Testo htm+pdf 175 KB file zippato)
Fascia tricolore, dove e come usarla (Circ. Interno 5/98) Gazzetta Ufficiale n. 270 del
18-11-1998
Inno Sardo
Marcia Reale Italiana
L'inno alla gioia, inno d'Europa
Museo del Tricolore
Banda Centrale della Marina Militare
Ascolta l'inno - Il Canto degli Italiani
Onore ai Militari Italiani Caduti in missioni di Peace-keeping nel Mondo (dal 1950 al 2007)
Le feste mobili. Feste religiose e feste civili in Italia
Il calendario gregoriano - Formati delle date
Il Tricolore
· La bandiera degli italiani. Le origini, la storia
· Esporlo non è un
optional. Le "istruzioni per l'uso" sono leggi dello Stato: Legge 5
febbraio 1998, n. 22 "Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea". Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000. N.121 "Regolamento recante disciplina dell'uso
delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici". Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di
cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche".
· All'alzabandiera… "Fratelli d'Italia"
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