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L'Italia entrò in guerra il 10 giugno 1940; la guerra fu voluta da Mussolini che era comunque a conoscenza delle impreparazioni al conflitto presenti nelle Forze Armate italiane. Ne era a conoscenza anche Hitler, che già nel maggio del 1939 era stato informato di questo da un memoriale del governo italiano. Qui di seguito tratteremo della storia degli avvenimenti nel Mar mediterraneo; la storia delle unità di superficie dislocate in altri teatri operativi viene trattata in questa pagina.

Alla firma del Patto di Acciaio, il 21 maggio 1939, si convenne che l'Italia non sarebbe stata pronta ad un intervento in guerra prima del 1942;

S.M. il Re passa in rivista l'equipaggio della Cavour

Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale, Mussolini divenne via via sempre più fiducioso nella capacità italiana di prepararsi al conflitto, stabilendo in primo luogo la data dell'intervento alla metà del 1941 e poi, man mano che arrivavano notizie dei successi tedeschi, anticipando sempre di più, in modo del tutto arbitrario, questa data.

Tragicamente, al momento dell'ingresso in guerra, con la Francia ormai sull'orlo del collasso, nulla era stato fatto per potenziare le forze italiane presenti in Libia, l'unica frontiera terrestre di contatto con gli inglesi. Il maresciallo Badoglio, capo di stato maggiore delle Forze Armate, riteneva che sarebbero bastate poche unità di superficie in collaborazione con i sommergibili. Il problema era che il corpo di spedizione italiano in Libia ammontava a 236000 militari che avevano bisogno di tutto: viveri, mezzi, armi. Con lo spazio a bordo delle piccole unità si poteva fare ben poco: ma si provò.

Il 25 giugno del 1940 partì il primo piccolo convoglio, due motonavi che salparono quasi vuote: appena 437 militari e 2775 tonnellate di rifornimenti, una goccia nel mare. Qualche giorno dopo, il 27 giugno parte un altro convoglio, composto da tre cacciatorpediniere (Espero, Ostro e Zeffiro) con a bordo un reparto di artiglieria contraerea, ma questa volta il convoglio venne intercettato dagli inglesi ed attaccato: l'Espero affondò, mentre le altre due unità riuscirono a fuggire.

Ovviamente non si potevano mandare più poche unità allo sbaraglio, senza nessun tipo di protezione: di conseguenza il 7 luglio 1940 gran parte della flotta italiana prende il mare per scortare un convoglio di cinque piroscafi diretto a Bengasi. Sembra uno spiegamento di forze esagerato, ma i fatti dell'Espero avevano reso prudente il Comando italiano. Anche la flotta inglese è in mare, lo scontro è inevitabile: è la prima battaglia navale tra corazzate nel Mediterraneo e passerà alla storia come battaglia di Punta Stilo.

La battaglia, di per sè non conclusiva, mise a nudo la mancata capacità italiana di integrazione aeronavale, oltre all'inefficienza delle bombe d'aereo italiane, di soli 250 Kg, contro unità navali (gli inglesi, dopo le prime esperienze, le chiamarono "merde di vacca").

A parte qualche episodio minore, i primi mesi di guerra videro una sostanziale attività delle forze navali, voluta dal Comando supremo e dal governo: si stava aspettando l'invasione dell'Inghilterra e la sua sconfitta; al contrario negli ambienti della Marina c'era molto scontento (girava il soprannome della "Marina di non intervento"), perché si voleva cercare uno scontro con la Marina inglese, che in quel tempo era numericamente inferiore.

L'ignavia dell'Alto Comando italiano fece si che gli inglesi riuscissero ad effettuare incontrastati, il 29 agosto 1940, un'operazione, chiamata "Hats", che prevedeva di mandare rinforzi all'isola di Malta e altre grandi unità alla flotta di Alessandria. Il rapporto di forze era ora capovolto.

All'alba del 28 ottobre 1940 le truppe italiane iniziano l'invasione della Grecia. Questa fu un'azione voluta da Mussolini e presentata solo in seguito ad Hitler: strategicamente era una follia, e gli inglesi ne approfittarono subito offrendosi di aiutare la Grecia. Si assicurarono così la base di Suda, a Creta, oltre che preziosi aeroporti sulla stessa isola.

Gran parte degli sforzi navali italiani erano centrati, in questo periodo, sul trasporto di uomini e mezzi tra i porti pugliesi e l'Albania; l'Inghilterra ne approfittò per condurre l'operazione "Judgement", un'altra colossale operazione di rifornimento di Malta, all'interno della quale aerosiluranti partiti dalla portaerei inglese Illustrious attaccarono il porto di Taranto, nella sera dell'11 novembre 1940, impreparato ad affrontare attacchi aerei, che semiaffondarono la corazzata Cavour e danneggiarono gravemente le corazzate Littorio e Duilio.

L'attacco aereo su Taranto ebbe un'enorme risonanza mondiale, pare addirittura che i Giapponesi ne furono ispirati nel progettare l'attacco a Pearl Harbour, tanto più che in quel momento la campagna "personale" di Mussolini in Grecia stava andando male, visto che i greci stavano persino passando all'offensiva.

Vista la situazione di debolezza in cui versava l'Italia, l'Inghilterra pensò di approfittarne con un'altra missione di rifornimento denominata "Collar". Il mattino del 25 novembre 1940 le spie italiane a Gibilterra, che furono attivissime per tutta la guerra, segnalarono a Supermarina l'avvistamento del convoglio; questa volta la situazione e il morale degli equipaggi esigeva che si facesse qualche cosa: ebbe cosi luogo la battaglia di Capo Teulada.

Gibilterra; questa cartolina fu ricevuta dalla zia di mia madre il 5 marzo 1942. Gibilterra, in una cartolina propagandistica d'epoca del Regio esercito.

Questa battaglia, terminata più o meno alla pari ebbe degli strascichi "politici" nei comandi delle rispettive marine; l'ammiraglio Somerville, che comandava le forze inglesi presenti a Capo Teulada venne posto sotto inchiesta per non essersi battuto con sufficiente energia, accusa da cui fu poi scagionato ma che segnò la sua carriera; da parte italiana invece, l'ammiraglio Cavagnari, l'allora capo di stato maggiore venne silurato da Mussolini, che aveva appena accettato le dimissioni di Badoglio per l'insuccesso di Grecia, che pose al suo posto l'ammiraglio Riccardi.

Mussolini e Cavagnari

Il compito di Riccardi non era certo facile, tanto più che in quei giorni arrivavano notizie drammatiche dal fronte greco: Mussolini, l'8 dicembre 1940 pensò addirittura di chiedere la mediazione di Hitler per un armistizio con i greci, chiedendo comunque un massiccio intervento militare da parte tedesca. Il 9 dicembre arriva un'altra terribile notizia: le truppe inglesi del generale Wavell sono passate all'attacco a Sidi el Barrani, in nord Africa: in pochi giorni l'armata italiana, al comando del generale Graziani, verrà quasi annientata. Non passa giorno che da parte italiana non venga richiesto l'intervento tedesco.

Il mese di dicembre del 1940 fu uno dei più felici della Marina inglese nel mediterraneo: l'ammiraglio Cunningham, comandante della flotta di stanza ad Alessandria, esce il giorno 16 con tutte le sue navi dal porto e và a bombardare Rodi, poi và a Suda a fare rifornimento, riparte ed entra nel basso Adriatico recandosi a bombardare il porto di Valona in Albania; il 20 entra, tra gli applausi di militari e civili, nel porto di La Valletta, a Malta, in pieno giorno; poi rientra ad Alessandria per festeggiare il Natale.

La campagna inglese sembra andare per il meglio, il 3 gennaio cade Bardia, piazzaforte italiana in Libia, sotto l'attacco dell'esercito con l'appoggio della marina: la via per Tobruk è aperta agli inglesi. Il morale dei comandi italiani in questi giorni è a terra, c'è una grande mancanza di iniziativa; ma ecco che arriva l'aiuto sperato: il X Fliger Corps tedesco, trecento aerei al comando del generale Geisler, arriva negli aeroporti siciliani, dove opererà in concerto con l'aeronautica italiana, avendo come obiettivo principale Malta.

Malta era stata colpevolmente trascurata dai comandi italiani, succubi di Mussolini che aveva sempre ritenuto Malta di scarsa importanza strategica per la sua vicinanza alla Sicilia. Ora Malta andava neutralizzata: dalle sue basi partivano sommergibili ed aerei che attaccavano i porti ed il traffico navale italiano. Tra il 10 gennaio ed il 22 maggio avrebbero attaccato l'isola 2188 apparecchi tedeschi e 975 italiani: era l'inizio di un periodo nero per Malta.

Nella notte tra il 9 ed il 10 gennaio 1941 parte l'operazione inglese "Excess", che prevedeva di scortare piroscafi diretti in grecia, con lo stesso schema di scorta che era stato così positivo per le altre operazioni; questa volta, da parte inglese, si fà un grosso errore: non viene segnalato al comando navale che la Sicilia si stà riempiendo di aerei italiani e tedeschi, perdipiù dei tipi più pericolosi per le navi: aerosiluranti e bombardieri da picchiata; così alle 12.30 del 10 gennaio la flotta inglese è attaccata da aerosiluranti italiani, che non fanno danni ma obbligano la scorta di caccia della flotta ad abbassarsi a livello del mare; l'attacco è pianificato bene, non ostacolati dai caccia inglesi, piombano dal cielo i famigerati bombardieri da picchiata tedeschi, gli Stukas: in pochi attimi la portaerei Illustrious è in fiamme, e viene anche lievemente danneggiata la nave ammiraglia, la corazzata Warspite. L'Illustious, con il resto della flotta, riuscirà a riparare a Malta, dove sarà nuovamente attaccata diverse volte tra l'11 ed il 19 gennaio; durante uno di questi attacchi venne affondato l'incrociatore inglese Southampton. La portaerei, pur fuori combattimento, riuscì a riprendere il mare il 23 gennaio ed a riparare ad Alessandria, città dalla quale ripartì per i cantieri navali di Norfolk

In pochi giorni l'equilibrio delle forze era mutato radicalmente: la flotta inglese con base ad Alessandria era senza portaerei, e lo sarebbe rimasta fino a marzo; non essendoci più superiorità aerea si poteva combattere alla pari.

Intanto, in Africa, la ritirata italiana continua; il 22 gennaio 1941 cade Tobruk, il collasso si avvicina, finchè Hitler decide di inviare in quello scacchiere la forza denominata Afrika Corps, al comando del generale Rommel. Il trasporto di soldati e mezzi tedeschi a Tripoli fu assicurato dalla Regia Marina che, non dovendo temere attacchi aerei, non ebbe nessuna perdita.

Il 9 febbraio del 1941, alle 8.14, la flotta inglese con base a Gibilterra, comandata da Somerville, bombardò il porto di Genova. Questa mossa fu dettata dalla volontà inglese di mostrare alla Spagna (si temeva l'intervento di Franco a fianco dell'Asse) che nessun porto era sicuro, oltre che a volere minare il morale della Regia Marina. Il bombardamento di Genova fu una vera e propria "beffa": la flotta italiana era in mare, ma, a causa di una serie di incredibili ritardi nelle comunicazioni e di una serie di ricognizioni errate (addirittura un gruppo di sette mercantili francesi fu scambiato per la flotta inglese), non riuscì ad intercettare quella inglese. Al momento era in mare un gruppo di unità della Regia Marina di gran lunga superiore alle forze inglesi, e, in caso di contatto, avrebbe potuto "punire" duramente queste ultime. Seguirà una serie di giustificazioni da parte dei vari comandi, sia aerei che navali, frammiste a vere e proprie bugie (si parlò di avverse condizioni atmosferiche, mentre il mare era calmo e la visibilità ottima), finchè il tutto verrà archiviato, stendendo su quella giornata un pietoso velo.

Il 26 marzo del 1941 parte dai porti italiani una gran parte della flotta; scopo della missione era recarsi nelle acque dell'Egeo per intercettare i convogli inglesi da e per la Grecia in previsione dell'attacco terrestre tedesco. La missione doveva avere, in via teorica, una copertura aerea, che però non ci fù sempre; inoltre, grazie al servizio di decifrazione inglese, Cunningham era a conoscenza della missione. Fu così che la flotta italiana andò incontro ad una delle più tragiche pagine della sua storia: prima lo scontro di Gaudo e, nella notte seguente, la vera e propria tragedia di Matapan. Per fortuna qualche errore lo fecero anche gli inglesi, lasciandosi sfuggire l'occasione di distruggere completamente la flotta italiana in mare.

Il 31 marzo 1941, dopo un incontro con gli ammiragli della Regia Marina, anche il duce ammise che la sconfitta di Matapan era dovuta alla mancanza di copertura aerea; di conseguenza Mussolini ordinò di iniziare la costruzione della portaerei Aquila (che non venne mai terminata) e stabilì che, da lì in avanti, la Regia Marina avrebbe dovuto operare solo in acque coperte dal raggio di azione dei caccia. Di positivo la battaglia di Matapan portò finalmente Supermarina alle conclusioni che gli inglesi avevano il radar, vincevano grazie ad azioni aeronavali e sapevano combattere di notte.

Per un breve periodo la Regia Marina fu inattiva, intenta a leccarsi le ferite, con l'eccezione dei sommergibili e delle unità di assalto (che, tra l'altro, proprio in quei giorni affondarono gli incrociatori York e Bonaventure). Ma la bilancia della guerra tornava, in aprile, a pendere dalla parte dell'Asse: in nord Africa il generale Rommel battè ripetutamente le forze del generale Wavell, in Grecia ed in Jugoslavia iniziò l'invasione tedesca che terminò con la loro conquista a fine mese.

Un altro duro colpo per gli inglesi ci fu a maggio, quando il 20 forze tedesche al comando del generale Student si paracadutarono su Creta completandone la conquista il primo di giugno. La flotta inglese di Cunningham (quella di base ad Alessandria), in quei giorni, si recò nei mari di Creta, per appoggiare le sue truppe, sfidando la schiacciante superiorità aerea dell'Asse.

un bombardiere sgancia il suo siluro   Un aerosilurante italiano attacca una formazione inglese

Anche gli inglesi scoprirono dolorosamente cosa vuol dire navigare senza adeguata copertura aerea; vennero affondati gli incrociatori Gloucester, Fiji, Calcutta ed i cacciatorpediniere Greyhound, Kelly, Imperial, Hereward ed inoltre vennero danneggiate le corazzate Warspite, Valiant e Barham, la portaerei Formidable, gli incrociatori Najad, Carlisle, Dido ed Orion. Fu un durissimo colpo che rovesciò nuovamente i rapporti di forza.

Anche se non furono presenti grandi unità italiane nei mari di Creta, e non ci furono grandi avvenimenti fino all'autunno, ciò non vuol dire che la Regia Marina fu inattiva: per tutta la durata della guerra unità italiane scortarono i convogli da e per la Libia, rotta che vide una moltitudine di piccoli e spesso eroici, da ambo le parti, combattimenti tra unità italiane ed inglesi.

Anche i tedeschi ridussero la loro pressione sugli inglesi, perché il 22 giugno 1941 Hitler attaccò l'Unione Sovietica, richiamando quindi truppe e mezzi dallo scacchiere mediterraneo.

Copertina della Domenica del Corriere   Il 21 settembre i "maiali" italiani penetrarono nel porto di Gibilterra ed affondarono due petroliere, un mercantile da 6000 tonnellate carico di munizioni e ne danneggiarono un altro. A lato si vede la copertina di una rivista dell'epoca, il numero del 28 settembre, dedicata all'impresa.

Nel mese di ottobre 1941 arrivano a Malta cospicui rinforzi, anche navali, tra i quali delle nuove e veloci unità, due incrociatori leggeri e due cacciatorpediniere, chiamati "forza K", che colpiranno duramente mercantili e navi di scorta italiane sulla rotta libica.

Nel mese di dicembre la forza K sara praticamente distrutta nel periodo che seguì laprima battaglia della Sirte; il mese di dicembre fu particolarmente favorevole alla Regia Marina, che vide il successo dell'attacco al porto di Alessandria, da parte degli incursori della X flottiglia M.A.S.

Siamo agli inizi del 1942; Malta è nuovamente sotto un intenso attacco aereo; tra i comandi dell'Asse si è convenuto che l'isola è un pericolo per le rotte libiche, se lasciata indisturbata: il blocco aeronavale dell'isola sarà, nel primo semestre dell'anno, pressochè totale. Si vedranno diverse battaglie, la più famosa delle quali prese il nome diseconda battaglia della Sirte.

L'alto comando italiano si era finalmente deciso a pianificare l'invasione di Malta, che venne nominata in codice "C 3"; per effettuare un operazione di tale genere, con sbarco di truppe e lancio di paracadutisti, l'isola doveva essere neutralizzata da attacchi aerei; furono giorni nerissimi per gli inglesi che videro la loro aviazione con base a Malta quasi distrutta, finchè la pressione sull'isola diminuì. Erano successe due cose: la Russia aveva richiesto un aumento delle forze impegnate in Mediterraneo per alleviare la pressione sul suo fronte, che comunque assorbiva uomini e mezzi all'Asse, ed in secondo luogo si iniziava a sentire il peso economico e militare degli Stati Uniti, che, dopo aver contenuto nei primi mesi del 1942 l'offensiva giapponese, poteva ora permettersi di inviare in Europa una parte del suo gigantesco apparato militare.

A fine maggio del 1942 Rommel inizia la sua avanzata che dalla Libia lo porterà ad El Alamein. I capi Alleati si rendono conto che i successi riportati dall'Afrika Corps sono dovuti al traffico mercantile italiano che, non più contrastato, gli aveva permesso di ricostruire depositi di carburante, di armi e di munizioni. Ciò era accaduto perchè da Malta, sotto assedio, non erano più potuti partire sommergibili, navi ed aerei per attaccare i convogli italiani. Vista l'allentata pressione sull'isola (la maggioranza degli aerei tedeschi si era spostata in Libia e sul fronte orientale), si poteva pensare di rifornirla con una massiccia operazione che prevedeva l'invio simultaneo di due convogli, uno da Gibilterra e l'altro, simultaneo, da Alessandria, chiamati, rispettivamente "Harpoon" e "Vigorous". L'invio di questi convogli sfocerà nella battaglia passata alla storia come battaglia di mezzo giugno.

E' ormai il periodo di svolta: Rommel è bloccato ad El Alamein ed i tedeschi stanno tentando le ultime offensive in Russia, fino ad arrivare a Stalingrado; gli americani si sono ripresi dopo i primi mesi di guerra e stanno iniziando ad utilizzare il loro enorme potenziale economico e bellico. Churchill è convinto che il Mediterraneo è enormemente importante dal punto di vista strategico-politico e rafforza l'VIII Armata di Montgomery in Egitto per contenere Rommel, e concorda con gli americani l'operazione "Torch" che avrebbe consentito lo sbarco in Marocco ed in Algeria, in modo da conquistare l'Africa settentrionale, prendendo le forze dell'Asse tra due fuochi; dopo sarebbe toccato all'Italia.

Alla Regia Marina, in attesa che i piani alleati diventasserò realtà, rimanevano i soliti compiti: scortare i convogli sulla rotta Libica, cercare di contrastare la rinnovata efficienza di Malta, e cercare di intercettare i convogli alleati. E' in questo contesto che viene intercettato un gigantesco convoglio, scontro che prenderà il nome di battaglia di mezzo agosto.

La dura opposizione al passaggio di questo convoglio fu l'ultima grande prova di forza dell'Asse nel Mediterraneo; dopo una forte perdita di aerei sul cielo di Malta, il 20 ottobre 1942, l'offensiva contro l'isola viene definitivamente sospesa: durata ininterrottamente 28 mesi, era finita con la vittoria degli Alleati.

Il 23 ottobre 1942 inizia la battaglia di El Alamein, che, per disparità di mezzi e rifornimenti, vedrà la disfatta dell'Asse; il 13 maggio 1943 cessa l'ultima resistenza dell'Asse in Africa; cadono prigionieri circa 200000 soldati italiani. In questo periodo l'attività della Regia Marina sarà concentrata sulla rotta libica, che verrà battezzata dagli equipaggi "la rotta della morte", a causa dell'enorme numero di perdite.

Tra il 10 giugno 1940 ed il 13 maggio 1943 la Marina italiana perse sulla rotta libica circa un milione di tonnellate di naviglio mercantile, decine di unità militari con i loro equipaggi e 22735 soldati italiani.

Il 10 luglio del 1943 scatta l'operazione "Husky": l'ottava Armata, guidata dai generali Patton e Montgomery, sbarca in Sicilia; sono in totale 181000 uomini, scortati da 2770 navi e 4000 aerei.

Il 25 luglio 1943 Mussolini viene arrestato; Badoglio diventa capo del governo.

Il 17 agosto 1943 termina l'evacuazione della Sicilia, che rimane completamente in mani alleate.

Il 3 settembre 1943 viene firmato, in segreto, l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati; ne viene dato pubblico annuncio l'8 settembre 1943.

Dopo l'armistizio una parte della Marina italiana fu impiegata in azioni a fianco degli alleati. Alla fine della guerra una parte delle navi rimaste fu posta in disarmo, una parte venne ceduta a paesi stranieri come risarcimento dei danni di guerra, ed all'Italia rimase poco o nulla.

La Regia Marina non esisteva più.